Sono un insieme di patologie che hanno come comune denominatore brevi alterazioni, episodiche e/o ricorrenti, spontanee o provocate, dell’attività elettrica cerebrale, le scariche epilettiche.
Esse hanno un conseguente correlato clinico vario e multiforme, le cosiddette crisi, che vanno dalla perdita improvvisa di coscienza con convulsioni –la forma più nota ed eclatante- a forme più subdole di interessamento cerebrale, la cui sintomatologia dipende dall’area interessata dalla scarica epilettica. A volte tali sintomi sono difficilmente riconoscibili anche dai medici.
Le crisi epilettiche si classificano in:
- crisi focali elementari, cioè senza compromissione della coscienza, come nel caso delle crisi motorie, caratterizzate da contrazioni (crisi toniche), scosse (crisi cloniche) o ambedue i fenomeni di una parte del corpo.
- crisi focali complesse, con compromissione della coscienza, cioè con perdita di contatto con la realtà esterna.
- crisi focali secondariamente generalizzate, con la generalizzazione che consiste prevalentemente in convulsioni tonico-cloniche.
- crisi primariamente generalizzate. Le più frequenti sono le crisi di assenza, caratterizzate da brevi perdite del contatto, e le crisi convulsive tonico-cloniche generalizzate.
Colpendo il 4% dei bambini e l’1-2% della popolazione generale, le epilessie nelle varie forme, sono tra le più comuni malattie neurologiche. Il rischio che una persona sviluppi una forma di epilessia durante la vita è del 3-5%, con punte più elevate nel periodo neonatale, nell’infanzia e nella terza età.
Gli esami fondamentali per la diagnosi delle varie forme di epilessia sono l’elettroencefalogramma (EEG) e la risonanza magnetica (RM) dell’encefalo.