La cefalea a grappolo, detta anche cefalea di Horton, è una delle forme più severe di cefalea.
E’ molto più rara dell’emicrania: colpisce lo 0,1-0,4% della popolazione ed inizia tra i 20 e i 40 anni, con prevalenza nel sesso maschile (5-8 volte di più che nelle donne).
L’attacco di dolore compare bruscamente, raggiunge l’acme in 10 minuti, e si protrae per un massimo di 1-2 ore. E’ un dolore molto violento, lancinante, trafittivo, urente, continuo, e sempre unilaterale. Spesso è talmente lancinante e doloroso che può portare ad idee di suicidio. Inizia in sede retro e periorbitaria e può poi estendersi; si accompagna a fenomeni vasomotori imponenti (lacrimazione e arrossamento congiuntivale, edema palpebrale, congestione nasale e rinorrea). Gli attacchi compaiono di notte, oppure dopo pranzo o dopo cena, una o più volte al giorno, sempre alla stessa ora, ripetendosi per alcuni giorni o settimane, od anche per mesi: “grappoli”. Tra i diversi “grappoli” vi sono intervalli liberi di molti mesi o anche di anni.
La fisiopatologia di questa cefalea è in parte oscura : si ritiene vi sia un coinvolgimento dell’ ipotalamo e del sistema trigemino vascolare.
Per la terapia della crisi il Sumatriptan (triptano) sottocute è il più efficace; si può utilizzare anche l’ossigeno con una maschera facciale. Contemporaneamente è importante attuare una terapia profilattica finché non si sia esaurito il “grappolo”: si usano soprattutto il carbonato di litio e i corticosteroidi.